Monica M. Rossi

L’armonia nell’arte viene raggiuta attraverso l’integrazione e l’equilibrio delle tensioni, mai con la semplice eliminazione delle dissonanze: essa rispecchia un complesso equilibrio di forze interne”

Edith Kramer

Dipingo e ricamo per il puro piacere di farlo.

Il ricamo è sempre stato presente nella mia vita: avevo sei anni la prima volta che ho avuto ago e filo in mano e uno schema a mezzo punto da realizzare.

Poi un giorno l’ho accantonato, senza un vero perché.

Dipingere è invece stata una mia segreta aspirazione, fino a che non ho cominciato a provare e a trovare una mia strada, una mia poetica.

Ritrovare il ricamo è stato come ricucire uno strappo, è come se una parte di me che avevo abbandonato, mi dicesse “Giochiamo ancora?”

Certo, il gioco è diverso, ma io mi sento a casa. Posso stare ore e ore a creare con le mie mani, e più questo accade e più io mi sento viva.

La fatica non esiste, c’è solo concentrazione e la continua attenzione a non lasciare che le cose avvengano senza una ricerca costante del raggiungimento di un mio equilibrio.

Equilibrio che è in costante mutamento e che dura un istante.

Ed è quell’istante, quel nulla, quello iato in cui la ruota si ferma per poi riprendere il suo cammino, che io voglio fermare sulle mie tele.

Ho sempre creduto che l’arte sia un mezzo per vedere sé stessi da una prospettiva non comune, è uno specchio, ma devi sapere intuire quale immagine ti fa vedere.

Le mie opere sono la ricerca personale di un viatico che mi guidi nella costruzione di ciò che è scritto in me.

È come se stessi attraversando un fiume e creassi delle pietre che mi aiutino a guadarlo, ogni opera una pietra: la lancio in avanti, oltre ciò che sono, per divenire lei nel balzo per raggiungerla.

E se altri compiendo il loro cammino, incrociassero il mio, e una delle mie pietre potesse aiutarli a compiere il loro balzo, beh, questo andrebbe ben oltre le mie speranze e le mie più segrete aspirazioni.

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